giovedì 25 ottobre 2007

Primo video degli ébène et Ivoire



Ripresa video: Warguiza, Yves, Smirne

Montaggio: Smirne, JJ Escalante, Alibricca


testo e mp3

25/10/07 - da quasi un mese nella capitale mondiale della moda

Carissimi,
sono da quasi un mese nella capitale mondiale della moda, che per i primi giorni ho vissuto da turista meravigliandomi di quanto sia buono il cibo, quanto vecchia la popolazione e quanto ordinata la vita. Il salto da Garoua a Milano è esagerato. Non nego che tornare dopo 9 mesi d’africa e sbarcare qui, sia altamente disorientante.
Ovviamente è bellissimo farsi coccolare da famiglia e fidanzata, ritrovare gli amici, la musica, una città con così tante opportunità...ma è a anche vero che in un nanosecondo ci si accorge di come le opportunità siano troppe, di come il privilegio di poter scegliere sia in realtà un illusione, e di come questa società sia studiata apposta perché non si possa non cadere tra le braccia della subdola ma affascinante sirena che ogni giorno ti invita ad essere qualcuno che non sei.
Vorrei condividere con voi questo passo di un libro che avevo già citato in precedenza su questo sito, ovvero Il banchiere dei poveri di Muhammad Yunus.
Siamo a cavallo tra gli anni sessanta e settanta ed il premio Nobel, appena approdato dal Bangaladesh in una delle più rinomate università statunitensi, incappa in un pranzo con gli amici americani, incarnando con questa scena farsesca le difficoltà di uno straniero davanti ad un insolita possibilità di scelta.

Un giorno Cheryl mi domandò:
“Come le vuoi le uova?”
“Cosa intende? Non capisco la domanda…”
“Le vuoi al tegamino, strapazzate, sode in camicia, o vuoi una frittata...”
“Al tegamino.”
“Va bene, e come te le faccio?”
“Gliel’ho appena detto…al tegamino.”
“Si, ma col rosso in alto o rivoltate?”
“Non ha importanza.”
A quel punto i miei amici si erano fatti attorno per consigliarmi, ridendo della mia sprovvedutezza e cercando di spiegare a Cheryl che noi bengalesi eravamo diversi.
“Allora col rosso in alto,” dissi alla fine, imbarazzato per la mia indecisione e consapevole del fatto che stavo dando spettacolo.
“Morbide o ben cotte?”
“Come le sembra meglio.”
“Con il pane, le cialde o le fette tostate?”
”Mi va bene qualsiasi cosa.”
“E per contorno cosa desideri: patate fritte, purè o crocchette di patate?”
Per un po’penai che lo facesse apposta per rendermi ancora più ridicolo di fronte agli altri. Ma poi capii che l’America era quella: la possibilità di scegliere tra una gamma infinita di cose.


Ecco, quell’America del ’68 per un bengalese, somiglia tantissima a quest’Italia d’oggi per me.
Non che un anno fa fosse diversa ma probabilmente una parentesi anche non lunga in un luogo in cui lo stile di vita è così diverso, contribuisce a farmi stupire di alcune facce di una realtà che credevo di conoscere e che invece mi risulta così curiosa dopo nove mesi di cameroun.
Mi trovo disorientato.
Probabilmente sono alla domanda “Con il pane, le cialde o le fette tostate?” e poi anch’io stremato dovrò rispondere forse rassegnato che mi va bene qualunque cosa.
Non per ripudiare una conquista sociale che va a vantaggio dei tanti che, buon per loro, sono capaci di districarsi in questo marasma di possibilità, ma la prima impressione di un espatriato che si imbatte nuovamente nel suo vecchio mondo è che forse c’abbiamo un po’calcato la mano.

Con un universo rigurgitante di colori ancora fresco negli occhi vi saluto regalandovi (nel prossimo post) un nostalgico souvenir di una delle esperienze più divertenti degli ultimi giorni passati a Garoua: la realizzazione del video di “Ide mada odo Sakli am”, che abbiamo appena finito di montare e che ora è a disposizione del grande pubblico.
Con affetto
jj escalante