domenica 30 settembre 2007

29-09-07 - una notte e 4000 Km mi separano da casa

Carissimi amici,

una notte e 4000 km mi separano da casa: domani a quest'ora sarò già avvolto nel familiare caos dell'insonne e rumorosa Milano, col cuore in gola probabilmente e ansioso di riprendermi quello che per questi lunghi mesi ho lasciato.

Erano esattamente nove mesi fa, ero nello stesso posto alla stessa ora. Quella volta Nsimalen puzzava di nuovo e io ero straniero. Oggi sono sempre straniero ma l'aeroporto non puzza più.

Caro jj, come back to what you know. Il tuo mondo ti accoglie affamato di storie e tu gliele darai. Per un po' farà male e ti sentirai più straniero che a Nsimalen ma cederai alla voglia di racconti esotici fatti di stregoni col granchio, di scimmie di Amougou e di ragazzi senza casa. Ti dimenticherai dei discorsi sull'assenza di tensione professionale, sul progredire senza cedere all'occidentalizzazione e sull'evoluzionismo antropologico. Te ne dimenticherai proprio perché questa volta parti per un mondo che tu conosci e che sai cosa vuole.

Una volta tornato chiuderò la porta della camera in Cameroun, questo spazio infinito che ha permesso a tanti di sognare. Chissà, forse la finestra si aprirà domani sulle pampas o sugli ignoti deserti diffonici della Mongolia Quel che è sicuro è che per un po'si affaccerà sulla meno curiosa ma non meno meritevole via Tadino, con le sue persone e i suoi racconti.

E' difficile dire cosa mi mancherà, la lista sarebbe infinita ma sono tante anche le cose che mi sono mancate, tante davvero.

E' difficile mettere un punto ad una storia così, ma è bello sapere di poter cominciare la prossima con la lettera maiuscola.

E' difficile selezionare i momenti più belli, ma ci sono alcune immagini che neanche il tempo potrà cancellare.

Non mi scorderò del penultimo viaggio in treno per Yaounde quando cominciando a intravedere il saliscendi dei quartieri periferici il mio compagno di stanza esclamò con entusiasmo"benvenuto nella città dai sette colli!" E della sorpresa presto ricambiata quando gli dissi che di città dai sette colli ne esisteva una anche da me. Ci siamo messi a ridere pensando a quanto siamo chiusi nei nostri piccoli universi.

Nessuno mi porterà via il senso di incomprensione e di maledetta impotenza davanti alle parole di una mamma che confessava con disarmante onestà di ricorrere sovente ad una catena di ferro per impedire al suo bambino (di sei anni) di scappare continuamente da casa.

Non mi dimenticherò mai di quella bambina che, un giorno che camminavo tranquillo in quartiere, corse verso di me e con due occhi esitanti e sospettosi mi chiese
"Est-ce que tu es vraiment blanc?". Da allora mi è capitato più volte desiderare di addormentarmi e risvegliarmi nero, perché ci sono delle cose di questo mondo che da bianchi è pretenzioso sperare di capire.

Dell'Africa non è possibile lavarsi una volta tornati a casa e anche se la mia Africa non è vittima di guerre né muore di fame, non per questo il ricordo di certi vissuti sarà meno rovente.

Non basteranno certo quei quattro batik appesi al muro a rendere il reinserimento più facile, nè le lettere, né le fotografie, né i cd dei Faadah Kautal, ma sono contento di rivedervi e di potervi raccontare una volta di più tutto questo cammino.

jj escalante

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Non ti ho chiamato appena tornato lo so, ma non è stata una negligenza, tutt'altro. Non torni da Ibiza, ma da fortissime emozioni che volente o nolente ti hanno cambiato. Ora sei nella tua Milano amata o grigia come la si vuole vedere ma non è tutto come prima, non lo sarà più (per fortuna). Quindi lascerò passare qualche giorno prima di sentirti, ma sappi che la voglia è veramente tanta. In questi giorni devi riscoprire ciò che è tuo, riscoprire i tuoi amori, la tua famiglia e poi...arriverò io...come tanti uno dei tuoi grandi amici. E' tanto che non ti sento, ma un vero amico vive con te sempre...un po' come un vecchio blues......ho aspettato 9 mesi prima di rivederti o sentirti ma credo che lascerò passare ancora qualche giorno per lasciarti innamorare di nuovo di quello che Paolo Caporali amava...che non potranno essere le stesse cose che amava l'uomo bianco come eri all'inizio chiamato in Africa. E io...beh...in attesa di rivedere Paolo Caporali che parla dell'uomo bianco...continuerò a suonare sempre lo stesso buon vecchio negro blues.
A presto...ora posso dirlo.

Anonimo ha detto...

Oddiomiosantissimo...ci credi che non sapevo nulla di questo Blog, dell'Africa, di tutto?! :| Ma non capisco... non vorrei fare confusione: Michele (Smirne) è jj escalante? ed è stato a lungo in Africa? E perchè nelle foto compare sempre qualcun altro? Basta, impazzisco...

Rog1977

Anonimo ha detto...

Very good!

Anonimo ha detto...

Coming to your BLOG, I feel a good start!